domenica 1 dicembre 2013

Ragusa da ATO a SRR

“Finalmente è stato sbloccato il passaggio degli impianti ( discariche, impianti di compostaggio, progetti di impianti di biogas ) dall’ATO Ambiente che ha chiuso il 30 settembre la sua non sempre limpida gestione e la nuova Società di Regolamentazione Rifiuti, nata a fine luglio, ma non ancora operativa. Da mesi questo passaggio, propedeutico ad una nuova gestione dei rifiuti in provincia di Ragusa, era bloccato e stava creando grande preoccupazione per il futuro della gestione dei rifiuti in provincia”. A dichiararlo è l’Assessore all’Ambiente del comune di Ragusa Claudio Conti che attivando una mediazione che ha messo d’accordo tutti, liquidatori dell’ATO Ambiente e sindaci, ha dato modo ieri all’assemblea dei sindaci di deliberare il passaggio di tutti gli impianti dell’ATO alla SRR. “In tale modo la SRR – continua ancora l’Assessore Conti – potrà far partire la gara dell’impianto di compostaggio bloccato da quattro anni, presentare al dipartimento regionale rifiuti il progetto dell’impianto di biogas da 12 milioni di euro al servizio della raccolta differenziata dell’umido il cui finanziamento è stato promesso dal direttore del Dipartimento Regionale Rifiuti e permettere la presentazione della modifica dell’AIA della discarica di Ragusa alla Regione in modo da prolungarne la vita fino a fine 2014. L’assemblea di ieri è stata possibile per la richiesta di convocazione avanzata dal Comune di Ragusa e dal Comune di Chiaramonte Gulfi, altrimenti ancora tutto sarebbe ancora immobile e senza soluzioni. Esprimo la mia massima soddisfazione per il risultato raggiunto, giusto premio per l’intensa e discreta attività svolta in questi mesi nei confronti del Dipartimento Regionale Rifiuti volta a dotare la provincia di Ragusa di tutta l’impiantistica necessaria ad una corretta gestione integrata dei rifiuti”.

http://www.radiortm.it/2013/11/30/ragusa-deliberato-ieri-il-passaggio-dallato-ambiente-alla-srr/

venerdì 29 novembre 2013

Miniere in discariche di rifiuti tossici

Le miniere siciliane trasformate in discariche di rifiuti tossici, l'Unione regionale Province siciliane ha individuato i nomi e le zone a rischio. Le campagne famose per lo zolfo e la salgemma diventate centri di radioattività, i tumori che in provincia di Caltanissetta superano di gran lunga la media nazionale.

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La Terra dei Fuochi al centro (giustamente) dell'opinione pubblica, altre terre dove in silenzio si verifica lo stesso scempio, i tumori colpiscono in maniera costante la provincia di Caltanissetta, un vero e proprio picco, 3.788 tra il 2007 e il 2009. La Stampa apre questa mattina con questa inchiesta sulle "miniere di Rosso Malpelo ridotte a discariche di veleni", su una terra di misteri, omertà e silenzi. Perchè questo numero impressionante di tumori, di molto superiore alla media nazionale di 1.260? Anche qui ci sono dichiarazioni di pentiti di mafia, Leonardo Messina, capomastro nella miniera di Pasquasia, in provincia di Enna aveva dichiarato a Paolo Borsellino che Cosa Nostra in quelle gallerie ci aveva nascosto i peggiori rifiuti tossici d’Europa, portando alla chiusura della cava nel 1992.

Un tempo erano lo zolfo e la salgemma a contraddistinguere lo sviluppo economico delle campagne, adesso ad affossarle ci ha pensato ancora una volta l'uomo, che, nell'ultimo secolo, le ha riempite di scorie, polveri,reflui liquidi, metalli pesanti, materiali radioattivi. Ad ammettere l'esistenza del problema anche il direttore dell'Agenzia regionale protezione ambiente, Francesco Licata di Baucina: «L’emergenza dei rifiuti tossici esiste e noi abbiamo un monitoraggio di molti dei siti che con tutta probabilità sono caratterizzati da contaminazioni nel sottosuolo».

 

MINIERE E DISCARICHE - Il direttore ha menzionato per prime quattro vecchie discariche ad Agrigento, Enna, Gela e Messina. Ma è solo l’inizio, il grosso è nel sottosuolo. Sono 691 le miniere abbandonate, dedali e pozzi.  Secondo la commissione per le miniere dismesse dell’Unione regionale Province siciliane, nella lista nera ce ne sono cinque. La prima è Pasquasia a Enna, un tempo fiore all'occhiello nel mondo per i sali potassici e oggi al centro di ogni sospetto con alti tassi di radioattività, verbali secretati e testimonianze su esperimenti mai chiarite. La seconda è quella di Bosco Palo, nel ventre dell’Isola, tra Serradifalco e San Cataldo. Ben 69 decessi in questa miniera, 31 per cancro, due dei tre pozzi, a 14 anni dalla dismissione, fuorono trovati aperti e un vigile urbano nel 1990 notò una fila di container pronti a scaricare illegalmente rifiuti speciali ospedalieri le cui tracce furono ritrovate in un casolare misterioso pieno di documenti bruciacchiati. Si chiamava Gaetano Butera e il passato dipinge un'amara realtà: è morto pure lui, pochi mesi fa, di cancro. Anche il lago inserito tra le riserve per la nidificazione degli uccelli presenta tassi di radioattività allarmanti. Le altre due miniere sono Raineri, a Mussomeli e la cava San Giuseppe, tra i paesi di Melilli e Augusta, e la Ciavolotta ad Agrigento, a due passi dalla Valle dei Templi.

 

POLITICA - Il deputato di Sel Erasmo Palazzotto ha presentato un'interrogazione al governo: «Appare logico ipotizzare che l’area mineraria dismessa tra Enna e Caltanissetta possa essere l’area finale dello stoccaggio illegale di rifiuti speciali», mentre all’Assemblea regionale siciliana il Movimento 5Stelle ha ottenuto la costituzione di una sottocommissione d’inchiesta. Un allarme che d'altronde c'è da tempo, già nel 1999 Legambiente calcolava che in Sicilia si producevano 47 mila tonnellate di scorie tossiche e nocive, ma ne venivano smaltite oltre 90 mila, i primi veleni domestici, gli altri di importazione.Se trovi questo articolo su un blog diverso da "net1news.org" si tratta probabilmente di una copia non autorizzata. L'indirizzo originale di questo articolo è: Sicilia, miniere come discariche di rifiuti tossici: ecco le zone a rischio scritto da Net1news.

http://www.net1news.org/cronaca/sicilia-miniere-come-discariche-di-rifiuti-tossici-ecco-zone-a-rischio.html

Catanzaro querela Marino

Giuseppe Catanzaro, numero due di Confindustria in Sicilia, rompe il silenzio e querela l'assessore Nicolò Marino che aveva puntato il dito contro i suoi interessi nel settore dei rifiuti. "Calunnionse esternazioni".

PALERMO - Adesso è guerra aperta. Giuseppe Catanzaro rompe il silenzio e querela l'assessore Nicolò Marino che aveva puntato il dito contro i suoi interessi nel settore dei rifiuti.“Per rispetto verso le Istituzioni che oggi rappresenta e verso il suo passato di magistratofino a questo momento non ho riservato particolare valore alle gravi e ripetute affermazioni dell'Assessore Marino - taglia corto il numero due di Confindustria Sicilia -. Le ultime calunniose esternazioni pubbliche hanno superato il limite, esulano dal suo ruolo istituzionale e possono apparire difficilmente conciliabili con i criteri di imparzialità cui deve essere ispirata l'azione della pubblica amministrazione. Ho deciso pertanto di incaricare i miei legali - aggiunge - che hanno già provveduto ad attivare le iniziative utili per tutelare il mio ruolo di imprenditore e di rappresentante di imprenditori ma anche la mia personale onorabilità”.Le “ultime calunniose esternazioni”a cui fa riferimento Catanzaro sarebbero contenute, a suo dire, nelle parole pronunciate dall'ex pm divenuto assessore nel corso di un incontro avuto nei giorni scorsi con alcuni amministratori dell'Agrigentino. Sulla discarica di Siculiana, gestita da Catanzaro, Marino definì poco chiare "le origini della disponibilità dei terreni con la conseguente gestione privata".  E avrebbe pure sollevato dubbi sull'aggiudicazione della gara. Si tratta delle le ultime frasi in ordine di tempo che Catanzaro considera lesive. Prima c'erano state quelle contenute in un articolo de l'Espresso.In un reportage di metà novembre il settimanale puntò l'attenzione sui business rifiuti. E Marino lanciò il suo j'accuse: “Fare l'assessore ai rifiuti, acqua ed energia in questa regione può essere pericoloso come indagare sulle stragi di mafia". Marino ce l'aveva con chi "mira ad isolare Crocetta attaccando me, anzi la nostra gestione dell'emergenza rifiuti, che il governatore condivide e difende. Stiamo toccando interessi enormi. Interessi privati di chi pensa di poterci insultare impunemente riparandosi dietro lo scudo di Confindustria Sicilia".Poi l'attacco. Duro e diretto. "Il problema - spiegava all'Espresso l'assessore ai rifiuti - sta tutto in una mia circolare nella quale lancio una sorta di ultimatum ai gestori delle uniche quattro discariche siciliane". Grazie ai poteri d'emergenza l'assessorato impone ai privati di costruire moderni impianti di trattamento, altrimenti scatta il commissariamento o la chiusura: "Vada a vedere - diceva Marino - chi ci contesta a nome di Confindustria Sicilia".Il riferimento era a Giuseppe Catanzaro che, con il fratello Lorenzo, è titolare della discarica di Siculiana. E non era neppure la prima volta che l'ex pubblico ministero Marino si scagliava contro Catanzaro. L'estate scorsa l'assessore contestò il fatto che "Confindustria e Legambiente hanno avuto l'ardire di chiedere al parlamento italiano di non convertire in legge il decreto col quale veniva dichiarata l'emergenza rifiuti in Sicilia. Devo dedurre - disse in quell'occasione Marino - che queste associazioni non prediligano impianti di riciclo o compostaggio, probabilmente innamorati delle vecchie e care discariche come quella che il dottor Catanzaro gestisce un quel di Siculiana".Ora la scelta di Catanzaro di non restare più in silenzio. Ha chiesto al suo legale, l'avvocato Nino Caleca, di difendere la sua immagine. Inevitabile che la guerra giudiziaria faccia riesplodere le fibrillazione nel governo di Rosario Crocetta. Fu proprio Crocetta, dopo le prime dichiarazioni di Marino, a gettare acqua sul fuoco: "Voglio ribadire che il governo regionale non ha nessuna ragione di scontro con Confindustria. Ritengo che il dissenso su una singola questione non possa costituire ragione per una rottura che avrebbe conseguenze disastrose". Quattro mesi dopo Marino scelse la ribalta di uno dei periodici più letti d'Italia per rilanciare. Ora dovrà difendersi dalla querela di Catanzaro.
http://m.livesicilia.it/2013/11/29/catanzaro-querla-marino_410103/

mercoledì 19 giugno 2013

Legambiente rapporto eco mafie

http://www.manduriaoggi.it/notizia.asp?idnews=21484

Italia & Alluminio

l'Italia, a pari merito con la Germania, è leader in Europa nell'industria del riciclo dell'alluminio? E che a livello mondiale si colloca al terzo posto dopo Stati Uniti e Giappone? Il Cial, Consorzio Nazionale per il Riciclo e il Recupero dell'Alluminio, riferisce che nel 2008 in Italia è stato recuperato il 63,6% degli imballaggi in alluminio immessi sul mercato, percentuale che tradotta in quantità significa 42.200 tonnellate. Di queste, 38.500 sono state riciclate. Sempre il Cial stima che se lo stesso quantitativo di alluminio fosse stato estratto dalla bauxite, sarebbero state emesse 395.000 tonnellate di anidride carbonica in più e il consumo energetico sarebbe stato superiore di 143.000 tonnellate equivalenti di petrolio